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INCREMENTO DEL COSTO DEL LAVORO IN CINA: VIETNAM, L’ALTERNATIVA

L’incremento del costo del lavoro in Cina, ha portato a considerare per il Vietnam un ruolo maggiore: “Alternativa della Cina”, come luogo strategico per la diversificazione dell’investimento  e  costi di manodopera più bassi; il Vietnam, per i prodotti low-skilled, (abbligliamento e scarpe) è già una realtà operativa.

La comparazione dei due paesi in termini di costo del lavoro, é solo un piccolo pezzo del puzzle: nel 2011 il Vietnam ha sorpassato la Cina nel World Bank’s Doing Business Report, scalando 10 posizioni, issandosi al 78 posto appena sopra la Cina (79); il Vietnam è anche stato inserito nella lista dei 10 paesi in fase di maggior sviluppo dal Doing Business 2011, favorito dalla semplice burocrazia per la concessione di permessi di costruzione e  concessioni di credito.

 

Doing Business Global Rankings
2011 2010 Change
Vietnam 78 88 ↑ 10
China 79 78 ↓ 1
(Source: Ease of Doing Business, World Bank, 2010, http://www.doingbusiness.org/rankings)

 

Valutiamo più da vicino i vantaggi per gli investitori nel considerare il Vietnam come l’alternativa della Cina:

CINA: INCREMENTO ESPONENZIALE DEL COSTO DELLA MANODOPERA E LA POLITICA RESTRITTIVA DEL LAVORO

Nel Marzo 2011, il costo del lavoro è aumentato fino al 15%, rispetto al 9% dello stesso periodo nel 2010, e gli aumenti sono maggiori se si considerano le città costiere come Bejing, dove si è arrivati a un 20% di incremento. Secondo l’ILO ( Intl. Labor Organization), il salario minimo in Cina è cresciuto, dal 2000 al 2009, con un ritmo medio di 12,6%.

La politica cinese in materia di lavoro, ha subito grandi cambiamenti: il governo sta incoraggiato la crescita salariale, e punta a raddoppiare il salario minimo previsto dalla legge entro il 2015. Le ragioni di ciò, come sostiene l’ufficiale Huang Wei, sono principalmente due: favorire i consumi domestici delle famiglie, e ridurre la disparità di reddito fra le classi sociali. Il governo ha adottato politiche più severe in materia di lavoro, vedendo attuate nuove regolamentazioni: dal 1994 la Labor Law garantisce un salario minimo ai lavoratori, e richiede che i governi locali prevedano degli standard salariali per ogni regione. Il Labor Contract Law prevede politiche di controllo più restrittive: gli uffici locali del lavoro devono monitorare assunzioni, licenziamenti e salari; infine con la Employment Promotion Law, si proibisce ogni tipo di discriminazione lavorativa. Tutto ciò ha favorito il miglioramento dei diritti dei lavoratori cinesi, ma ha aggiunto una sfida maggiore per le imprese.

I costi di produzione in Cina non sono più quelli di una volta, infatti, per il costo totale del lavoro, il “Paese di mezzo” (中国)” si colloca al terzo posto fra i paesi asiatici, dopo Thailandia e Malesia.

 

Wage Overheads in Emerging Asia
Country Avg. minimum annual salary(Worker, USD) Avg. mandatory welfare(% against salary) Total Labor Cost(Intl. dollar)
Bangladesh 798 n/a 798
Cambodia 672 n/a 672
China 1,500 50 2,250
India 857 10 943
Indonesia 1,027 6 1,089
Laos 1,057 9.5 1,157
Malaysia 4,735 23 5,824
Mongolia 2,004 n/a 2,004
Myanmar 401 n/a 401
Nepal 1,889 n/a 1,889
Pakistan 984 7 1,052
Philippines 2,053 9.4 2,246
Sri Lanka 1,619 n/a 1,619
Thailand 2,293 6.9 2,451
Vietnam 1,002 15 1,152
Source: IMF World Economic Outlook Database, October 2010

 

LE FAVOREVOLI CONDIZIONI LAVORATIVE DEL VIETNAM

In Vietnam, il costo del lavoro rappresenta un’attrattiva di investimento importante, ed infatti alcune zone può essere il 50-60% più basso che in Cina. L’ampia differenza salariale fra i due paesi è determinata dalla diversa incidenza delle imposte lavorative e dal sistema di previdenza sociale: in Cina influiscono per il 68% sul costo totale, mentre in Vietnam per il 19,2%, secondo quanto riportato dalla Banca Mondiale.

In generale, il Vietnam prevede circostanze più indulgenti, quali la limitazione dei costi, la flessibilità degli orari di lavoro e contratti di lavoro meno restrittivi.

UNO SGUARDO ALLE INDUSTRIE CHE SI STANNO SPOSTANDO IN VIETNAM:

Per le aziende già presenti in Cina, lo spostamento della produzione in Vietnam presenta elementi favorevoli, anche riguardo ai benefici prodotti dagli accordi di libero commercio ASEAN-Cina.

Molte società straniere considerano il Vietnam come l’alternativa alla Cina:

ELETTRONICA:

-Intel Corp. ha recentemente investito un miliardo di dollari per l’apertura di una fabbrica  di prodotti semiconduttori vicino ad Ho Chi Minh City, sostituendo gli impianti presenti in  Malesia, Filippine e Cina.

-Canon, ha spostato nel complesso industriale di Que Vo la produzione di stampanti laser.

-Olympus, società giapponese di macchine fotografiche, ha chiuso una fabbrica in Cina, aprendone una in Vietnam nel 2008; la ricollocazione, secondo fonti aziendali, è stata determinata dalle politiche restrittive sul licenziamento, introdotte dalla Labor Contract Law cinese.

GIOCATTOLI:

-La DreamIntl. Ltd, compagnia di produzione di giocattoli con sede ad HK, prevede  l’uso di una “strategia produttiva duale”, fra Cina e Vietnam. Attualmente ci sono 5 basi di produzione: 2 in Cina e 3 in Vietnam.

-LovelyCreations, società taiwanese con sedi produttive situate a Ningbo, Zhejiang sta considerando lo spostamento verso paesi come Indonesia o Vietnam in ragione all’incremento dei costi salariali cinesi.

ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI

-KingmakerFootwear Group, società che produce marchi di scarpe come New Balance o Ecko Unlimited, ha spostato sin dal 2005 la produzione in Vietnam.

-Coach Inc., azienda statunitense leader nella produzione di prodotti in pelle, secondo il Wall Street Journal, ha pianificato lo spostamento graduale della produzione  in Vietnam.

-Uniqlo, compagnia di abbigliamento giapponese, prevede la riduzione della produzione nelle sua fabbriche cinesi dal 90% al 65% nei prossimi 3-5 anni, e il Vietnam rappresenta l’ alternativa produttiva per la compagnia.

AUTOMOTIVE

– Honda Motor Co., ha programmato il trasferimento produttivo di motocicli dalla Cina al Vietnam, sia per l’incremento dei costi salariali, sia per far fronte alla maggiore domanda dei Paesi in via di sviluppo.

 


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